venerdì 5 maggio 2017

Uno struzzo di nome Facebook

Navigando tranquillamente sul mio account Facebook, mi capita di imbattermi nel seguente "post consigliato" (cioè annuncio pubblicitario a pagamento):



Come si può facilmente notare, viene pubblicizzato un corso per diventare esperti di... attività illegali! Ricordo che in Italia l'accesso abusivo a sistemi informatici è punito dall'art. 615 ter del Codice penale, che recepisce una Direttiva europea e lo assimila alla violazione di domicilio.

Fin qui, niente di particolarmente sorprendente: internet pullula di iniziative criminali o di semplici millantatori al limite della legalità.

Il fatto sconcertante è che, pur avendo segnalato da due giorni, con i modi tortuosi previsti, a Facebook tale incresciosa situazione, non ho ricevuto ancora nessun riscontro: nemmeno la mail automatica che dice "abbiamo ricevuto la tua segnalazione e la stiamo analizzando". Niente di niente.

Anzi, quella nefanda pubblicità continua ad essere visualizzata sulla mia Home Page a intervalli regolari, e suppongo che Facebook incassi i relativi proventi pubblicitari.

Ulteriori segnalazioni, sempre seguendo le forche caudine delle procedure di Facebook, non hanno sortito miglior effetto.

Devo forse dedurre che Facebook, di fronte a segnalazioni che riguardano pubblicità a pagamento, nasconde la testa sotto la sabbia come fa lo struzzo? Se così fosse, sarebbe una grande struzzata!

Non mi resta che mettere in guardia gli sparuti lettori di questo blog dall'accedere alle voluttuose proposte di quell'annuncio, qualora dovessero trovarsele davanti: i reati ipotizzati non sono uno scherzo, e rovinarsi la vita e la fedina penale per una semplice curiosità non mi sembra affatto consigliabile.